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giovedì 8 marzo 2012

il giocatore

Nella mia casa da single, di ben 50 mq, una quindicina erano occupati da un soppalco-libreria che faceva il giro di tutta la stanza. Tipo film americano insomma.
E pazienza se poi dovevo mangiare in piedi appoggiata allo snack in cucina.
Anche perché poi i single mica mangiano a casa.....
Una cosa come 500 libri. Tutti scelti da me, comprati da me, letti da me. Nessuna eredità insomma.
E tutti rigorosamente divisi per autore. E in ordine alfabetico. E divisi da quelli ancora da leggere. Un altro numero importante.
Sono sempre stata un tantino fissata sull'argomento. Sorvolerò su tutta una serie di particolari da maniaca ossessivo-compulsiva alla Jack Nicholson in "qualcosa è cambiato", ma ne avrei da farmi ricoverare.
Sono l'unica cosa salva dal mio disordine patologico.
Tutta questa noiosissima premessa per dire, a chi è sopravvissuto agli sbadigli, che stamattina mentre contemporaneamente mi lavavo/lavavo la Iena/consolavo un Vandalo distrutto dal dolore/tiravo fuori dal freezer brodi vegetali e pranzi adulti/bevevo caffè e facevo quelle altre quattrocinquecento cose che faccio la mattina random prima di uscire, insomma nel pieno dell'inferno mi è caduto l'occhio sulla mia libreria.
E ho visto.
Ho visto vent'anni di letture nascosti dietro macchinine, elecamion, buzz lightyear, un camion dei pompieri e un pallottoliere gigante.
Ho visto Philip roth mischiato ad Edward Bunker.
Dostoevskij dopo di I love shopping (oh oh....).
Irvine Welsh vicino a Le mie prime parole.
Stefano Benni tra un Libro dei colori e un barbapapà degli anni 70.
Dov'ero io mentre succedeva tutto questo?
Dov'ero mentre i cubi di legno lasciavano la cesta dei giochi per appropriarsi della seconda mensola a destra?
Dov'ero mentre Olive Kitteridge perdeva la copertina?

La mia libreria è l'esatta metafora della perdita di tutti i miei diritti dovuti alla venuta vandalica.



martedì 28 febbraio 2012

poi passa

Ci sono dei momenti in cui mi sembra anche di poter riavere una vita normale.
Anzi, di poter riavere una vita e basta.
Poi però passa.